16 luglio - Abbiamo visto avanti quanto il Padre ne fosse devoto; si ascrisse anzi al Terz’Ordine e vi professò, dolente di non poter appartenere al primo: desiderò anzi che le sue istituzioni vi pigliassero parte. Ricordiamo che nella supplica per la festa
del Nome SS. di Gesù, nei suoi ultimi anni, non mancava mai di chiedere «una particolare aggregazione delle nostre Comunità religiose all’insigne Ordine del Carmelo, pel quale la Madre SS. ci consideri come suoi speciali figli e figlie».
Egli però chiedeva una aggregazione libera - era la sua espressione - cioè che non importasse nessuna dipendenza o meglio assimilazione coi carmelitani, avendo i nostri istituti un carattere specialissimo ed una missione singolarissima, qual si è quella del Rogate a loro affidata dalla bontà del Signore.
«Dopo questa sublime misericordia di Colui che spirat ubi vult et humilia respicit in caelo et in terra, io sento l’obbligo di coscienza - così egli scrive in altra occasione, in cui temeva che si potesse verificare una certa assimilazione con altro istituto
- di custodire questo divino deposito e di farne pari obbligo ai miei successori.
Ecco perché il Padre non proseguì le pratiche per l’aggregazione all’Ordine Carmelitano.
Ma la sua devozione alla Madonna del Carmelo fu intensa, e volle per le sue figlie l’abito che nel colore richiamasse il Carmelo proprio per metterle sotto la protezione particolare della Madonna; e alla Madonna del Carmelo dedicò la chiesa da lui edificata in Giardini (Messina) accanto all’Istituto.
(P. Tusino T., L’anima del Padre – Testimonianze, Roma (1973), p. 344-5)
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