500° anno della cristianità nelle Filippine

 

14 aprile 2021 - Carissimi,

                saluto con grande gioia l’Anno Giubilare del 500° della cristianità nelle Filippine e, mentre esprimo la mia cordiale vicinanza alla cara Provincia San Matteo, invito tutta la Congregazione e la Famiglia del Rogate a unirsi alla memoria di questo memorabile evento per la vita della Chiesa e per la nostra Famiglia Religiosa.

Il tema del Giubileo, Gifted to Give (donato per donare), scelto dalla Conferenza Episcopale Filippina, mette in luce il dono della fede, il senso di gratitudine per esso e la missione di condividerlo.

            Lo ha ricordato Papa Francesco nel messaggio che ha rivolto per l’occasione alla Chiesa che è nelle Filippine: “Durante questo anno giubilare, lasciatevi guidare dalle parole di Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto; gratuitamente date” (Mt 10, 8). Queste parole sono un invito a ringraziare Dio per tutti coloro che vi hanno trasmesso la fede. Io stesso posso testimoniare che sapete trasmettere la fede; è qualcosa che fate molto bene, sia nel vostro paese che all’estero. Siate grati per il dono della fede. Ringraziate Dio per le persone che vi hanno dato la fede e per tutti coloro ai quali la trasmetterete a vostra volta. Rinnovate il vostro entusiasmo per l’evangelizzazione. Rivolgetevi agli altri e portate loro la speranza e la gioia del Vangelo”.

            Per un disegno della Provvidenza tale evento cade nel tempo di Pasqua. Le testimonianze storiche ci riferiscono le prime tappe importanti di questo inizio: - 31 marzo 1521 - Domenica di Pasqua. La prima celebrazione registrata della Santa Eucaristia sul suolo filippino, sull'isola di Limasawa, presieduta dal cappellano della nave, P. Pedro Valderrama. - 14 aprile 1521 - Terza domenica di Pasqua. Il primo battesimo registrato nelle Filippine officiato da P. Valderrama al re di Sugbo (Cebu) Rajah Humabon (Carlos), sua moglie Humamay (Juana), e i membri della loro famiglia. E poi, nei successivi otto giorni, circa 800 abitanti delle isole vicine hanno ricevuto il battessimo. Magellano ha donato la statua del Santo Niño alla regina Juana. Ora è venerato nella Basilica del Santo Niño a Cebu. Come era solito fare nelle sue spedizioni, l’esploratore Magellano ha ordinato anche di piantare una croce di legno nell’isola di Cebu, che ora si ritiene sia conservata in una cappella vicino alla Basilica del Santo Niño.

            L’inizio è rappresentato dalla croce, piantata dai nuovi arrivati con la compiaciuta assistenza dei nativi, croce che da simbolo di condanna e di sconfitta disonorevole, diventa “croce gloriosa”, segno di vittoria, di redenzione e dell’amore più grande, qual è il dono della vita per i fratelli.

            Ricorda tutto questo la Lettera Pastorale della Conferenza dei Vescovi Cattolici delle Filippine emanata per l’evento.

            Essi ricordano l’invito ricevuto dal Papa ad essere “una Chiesa che ama il mondo senza giudicare, una Chiesa che si dona al mondo. (…) Avete ricevuto la gioia del Vangelo ... e questa gioia è evidente nel vostro popolo ... nei vostri occhi, nei vostri volti, nelle vostre canzoni e nelle vostre preghiere. Nella gioia con cui portate la tua fede in altre terre”.

I Vescovi, quindi, hanno riportato le parole di un loro esimio portavoce, il Cardinale Luis Antonio Tagle, che ha confermato il messaggio del Santo Padre affermando: «Ringraziamo Dio per i portatori del dono in questi 500 anni». Tra questi, ha citato «i missionari pionieri, le congregazioni religiose, il clero, le nonne e i nonni, le madri e i padri, le insegnanti, i catechisti, le parrocchie, le scuole, gli ospedali, gli orfanotrofi, i contadini, i lavoratori, gli artisti e i poveri la cui ricchezza è Gesù»”.

            Fare memoria vuol dire riportare con fedeltà storica gli avvenimenti del passato e cercare di leggerli e decifrarli nella loro complessità. La Conferenza Episcopale Filippina non si sottrae a questo dovere. Essa ricorda che la spedizione guidata da Ferdinando Magellano, in un percorso inesplorato e pieno di pericoli di varia natura, mirava ad aprire una nuova via commerciale e non aveva una finalità missionaria.

Quegli uomini di mare e mercenari approdarono nelle Filippine sfiniti per il lungo viaggio e timorosi, “come sfortunati estranei che avevano disperato bisogno di un rifugio”. La loro paura si mutò in meraviglia, quando si videro accolti in pace e accuditi in tutto come fratelli. La ricorrenza della Pasqua, che quella turba accompagnata anche dal cappellano P. Pedro Valderrama ha voluto celebrare, è stata l’occasione per fa conoscere ai nativi la fede cristiana.

Si ebbe, in tal modo, un ideale scambio di doni. Da una parte la presentazione di una religione sconosciuta che predicava l’amore di Dio e dall’altra la testimonianza dell’ospitalità generosa e premurosa, colma di valori spirituali che costituiscono l’ambiente naturale per l’accoglienza della fede.

Purtroppo, questo clima di pacifica fraternità è stato ben presto incrinato dalla presenza del male, dell’egoismo e dell’odio. Come ricorda la Lettera Pastorale, nel buon grano della nota parabola evangelica dal maligno è stata seminata la zizzania. La croce ha grondato sangue e nello stesso tempo ha trasmesso la forza dell’amore che redime, che è testimoniato e annunziato.

Papa Francesco nella parte conclusiva del suo messaggio invita la Chiesa che è nelle Filippine a lasciarsi guidare da Maria verso una nuova Pentecoste:  

“Anche Maria, la Madre di Gesù e nostra Madre, era con gli apostoli nel giorno di Pentecoste, mentre pregavano e aspettavano la venuta dello Spirito Santo. Dopo aver ricevuto lo Spirito, gli apostoli uscirono per proclamare il Vangelo senza timore fino ai confini della terra. Maria è sempre lì con tutti voi. È la madre che non lascia mai il nostro fianco. Lei vi ha sempre accompagnato e ora le chiediamo di intercedere per una nuova Pentecoste della Chiesa nelle Filippine”.

“Gratuitamente avete ricevuto; gratuitamente date” (Mt 10, 8).

Carissimi, noi come figli e figlie di Padre Annibale, abbiamo gratuitamente ricevuto il dono del Rogate e gratuitamente siamo chiamati a donarlo a tutta la Chiesa. Sono trascorsi quarantacinque anni da quando, anche la nostra Famiglia Religiosa, il 23 novembre 1976, è approdata nelle Filippine per donare il carisma che abbiamo ricevuto.

Ancora una volta l’accoglienza che abbiamo avuto, dal clero e dai fedeli, è stata ineguagliabile. Abbiamo affrontato i disagi degli inizi associati alla letizia dei primi frutti. Il Signore ci ha benedetti largamente e questa ricorrenza ci ricorda il dovere di continuare a ringraziare, lodare e benedire il Signore.   

            La consistente crescita della Congregazione nelle Filippine e nel Sud Est Asiatico è un grande dono del Signore. Egli, in questo, ha voluto servirsi della disponibilità e generosità di tanti nostri confratelli, che si sono donati alla missione con ammirevole zelo.

            Sarei tentato di elencarli tutti, ma mi limito a ricordare soltanto due, come rappresentanti di tutti gli altri, due confratelli che testimoniano in modo particolare questa grande dedizione: il Servo di Dio, P. Giuseppe Aveni e il giovane P. Diego Buscio, che ha portato in Cielo il suo sogno missionario.

            Ben presto, voi confratelli Filippini, avete guardato oltre i vostri confini, donando il dono ricevuto. Vi siete resi disponibili per collaborare durante gli inizi della presenza della Congregazione in India (1987), guidandola direttamente dal 1991 al 2008; avete dato inizio alla presenza della Congregazione in Corea del Sud, in Vietnam, in Papua Nuova Guinea e (2003), in Indonesia (2004) e in Australia (2015).

            Nello stesso tempo, molti di voi si sono inseriti in altre Circoscrizioni della Congregazione, espressione di un generoso e prezioso aiuto fraterno.

Trovo molte somiglianze tra la storia nelle Filippine dei Rogazionisti e la storia di Ordini Religiosi pionieri nelle Filippine, che ha fatto dell’arcipelago la piattaforma di lancio per l’evangelizzazione delle vicine nazioni asiatiche dal 1500 in poi. Molti missionari sono partiti dalle Filippine per il Giappone, la Cina e il Vietnam. Molti cattolici asiatici e missionari poi hanno avuto la loro formazione e hanno espresso il loro apostolato nelle Filippine. Alcuni di loro sono morti martiri e riconosciuti santi nelle missioni, Lorenzo Ruiz e compagni martiri (in Nagasaki, Giappone), Pedro Calungsod (in Guam), Vincent Pham Hieu Liem e compagni (in Vietnam), e Andrew Kim Tae Gon (in Seoul, Corea del Sud). Nelle vie misteriose del piano di Dio, la storia rogazionista nelle Filippine di condivisione del dono del carisma del Rogate all’Asia sta seguendo le stesse orme percorse dai missionari pionieri 500 anni or sono.  La Provincia Rogazionista San Matteo non ha più semplicemente una fisionomia filippina ma ha costantemente acquisito un volto asiatico arricchito dalla presenza di confratelli dalla Corea del Sud, Indonesia, e Vietnam, i quali in una maniera unica annunciano e inculturano il vangelo del Rogate nei diversi contesti asiatici.

Infatti, cari confratelli della Provincia San Matteo, voi avete preso a cuore le sfide di San Paolo VI e San Giovanni Paolo II a voi rivolte quando sono venuti nelle Filippine: essere evangelizzatori e missionari dei vostri vicini in Asia. Oserei aggiungere: siate missionari oltre le Filippine e l’Asia; andate nel mondo intero e proclamate con gioia il vangelo del Rogate.

Non posso fare a meno di confessare a ciascuno di voi, cari confratelli Filippini, che il mio legame particolare con la vostra terra, la vostra cultura, il vostro stile di vita, ha fatto crescere in me il senso di appartenenza durante i venticinque anni della mia permanenza fra di voi. Nel tirare le somme devo riconoscere di aver ricevuto più di quanto son riuscito a donare, ma di ricambiare profondamente l’affetto ricevuto. Devo anche a voi se il Signore mi ha chiamato a guidare in questi anni la nostra amata Congregazione.

            In questa occasione, a nome della nostra Famiglia Religiosa, sento il dovere di ringraziarvi per il vostro zelo missionario e il forte senso di appartenenza che vi rendono disponibili a donare quanto avete ricevuto.

            Il cammino compiuto, con l’incremento dei nuovi figli e il moltiplicarsi delle opere di apostolato, deve aprire il cuore alla speranza, ma nello stesso tempo, deve indurre tutti voi a crescere nelle virtù religiose, perché soltanto in tal modo potremo attirare ancora la benedizione dei Divini Superiori.

            Desidero lasciarvi facendo mio il saluto che vi ha rivolto Papa Francesco: “Continuate ad andare avanti. Possa Gesù benedirvi e benedire tutto il popolo filippino. Che la Santa Vergine vegli su di voi e il Santo Niño sia sempre con voi”.

           

            Con questo augurio vi saluto con affetto nel Signore.

 

P. Bruno Rampazzo, R.C.J.                                            P. Fortunato Siciliano, R,C.J.

      Sup. Gen.                                                                            Segr. Gen.

 

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