Lettera a P. Annibale

In chiusura dell’anno di ringraziamento per la canonizzazione del Fondatore, il Superiore generale scrive una lettera a Padre Annibale.




Carissimi,


alla fine dell’anno di ringraziamento per la canonizzazione del nostro Fondatore, Padre Annibale Maria Di Francia, vi invio questa “lettera a Padre Annibale” che ho pensato di scrivere per esprimere i sentimenti che, credo, potete condividere con me per il grande evento con il quale siamo stati benedetti.


Essa vuole essere anche il messaggio augurale per questo Santo Natale ormai alle porte. Il Signore che viene, ci ritrovi vigilanti con la stessa fede semplice, profonda e creativa che Padre Annibale ha vissuto nella contemplazione del mistero della Natività.

Caro Padre Annibale,

a conclusione dell’anno di rendimento di grazie per il dono della tua canonizzazione, ho pensato di scriverti una lettera, per parlare un po’ con te, con l’ardita pretesa di esprimere sentimenti che, credo, sgorgano dal cuore di tutti noi.





L’essere stato tu dichiarato Santo dalla Chiesa conferma e rafforza un singolare rapporto tra te, Padre, e noi tuoi figli. Un rapporto, per la verità, nato quando ti abbiamo incontrato all’inizio del nostro cammino vocazionale; un rapporto che è certamente cresciuto nel tempo, man mano che abbiamo approfondito la tua conoscenza decidendo di seguirti per vivere la tua stessa avventura.

Un rapporto, tuttavia, con Qualcuno di cui abbiamo sentito sì tanto parlare, che è stato certamente la guida, l’ispirazione che ha orientato la vita di ciascuno di noi, ma che è rimasto, nonostante tutto, nel passato, nei ricordi riportati da coloro che con te hanno vissuto e che di te hanno sottolineato aspetti diversi e complementari, nelle immagini che ci sono pervenute.

Debbo riconoscere che per preparare l’evento della canonizzazione, sperato ed atteso da quando ti sei addormentato nel Signore, molto abbiamo detto e scritto su di te. Sei stato il tema di circolari e articoli, il soggetto di dipinti, mosaici, statue; l’ispirazione di canti, poesie, recitals; l’argomento di studi, ricerche, convegni, trasmissioni, filmati. La tua immagine è stata riprodotta in tante versioni.
Confratelli, consorelle e studiosi hanno ricostruito la tua storia, approfondito la tua spiritualità, definito il tuo carisma.



In tutto questo doveroso affannarci per farti conoscere, ti abbiamo quasi reso un personaggio, un evento da contemplare ed ammirare. Abbiamo tanto parlato di te, tralasciando forse di parlare con te, tu che sei per noi… il Padre.



Riconosciuto ora Santo, per il consolante mistero della comunione dei santi che la dichiarazione della tua santità esalta e richiama, sento che si è stabilito con te un rapporto nuovo, ancora più intimo e profondo. Sei veramente il Padre cui posso rivolgermi con un tu confidente, il Padre al quale aprire il cuore e la mente, cui confidare le gioie e le speranze, come i problemi e le angosce. Il Padre poi che, per la pienezza di gloria di cui è stato insignito, posso con fiducia… invocare.



Perciò, al termine di questo anno di ringraziamento, mi sono detto: invece di parlare ancora un volta di te, perché non parlare a te?


È nato così il desiderio di scriverti questa lettera per avviare, continuare, approfondire un dialogo con te che sento importante e decisivo per me, per tutti noi, per la tua Opera che è impegnata a perpetuare nel tempo la realizzazione del tuo sogno evangelico.





Anzitutto vorrei tornare alla tua canonizzazione alla quale siamo giunti con una improvvisa accelerazione di eventi, che ha dello straordinario. Ciò ci ha riempito di stupore e di gioia: in pochi mesi si è compiuto il laborioso iter canonico dell’approvazione del miracolo per arrivare immediatamente al concistoro che ha fissato la data della canonizzazione.
Sembra quasi che tutto sia avvenuto perché non ci crogiolassimo in questo momento di gloria, e non perdessimo troppo tempo a preparare la festa esteriore, ma tu, da buon operaio della messe, ci hai voluto rimandare subito alla quotidianità del nostro lavoro, là dove nasce e si alimenta la vera santità.

Credo che tu abbia particolarmente gradito vedere che tutto il lavoro di preparazione, realizzazione e ringraziamento per la tua canonizzazione è stato caratterizzato da un rinnovato spirito di collaborazione nella tua famiglia, la Famiglia del Rogate: Rogazionisti, Figlie del Divino Zelo e Laici.
Non è una cosa nuova, ma se questo spirito continua e si approfondisce a tutti i livelli, sono certo che riusciremo a testimoniare con più efficacia e creatività il comune carisma nel mondo e nella chiesa.

Padre Annibale, sei Santo!


È stato davvero grande vederti innalzato alla gloria degli altari, quel mattino radioso del 16 maggio 2004 in piazza S. Pietro. Sentire risuonare il tuo nome ancora una volta, come già avvenne per la beatificazione, sentire ripercorrere di fronte al mondo la tua “eroica” esperienza cristiana, sacerdotale e religiosa rogazionista!



È stata un’intima gioia per noi tuoi figli, vedere ulteriormente riconosciuto nella maniera più alta dalla Chiesa il carisma del Rogate di cui sei stato apostolo e maestro.



È stato bello vederti salutato e invocato santo da tanta gente insieme al tuo grande amico Don Orione e agli altri quattro Beati dall’indimenticabile Giovanni Paolo II che ora, ne sono certo, condivide con te la stessa corona di gloria.



Per me, e per tutti i tuoi figli e figlie, è stato un luminoso giorno di grazia.



Immagino che, per te, abituato da sempre ad accogliere con pronta, semplice e adorante gratitudine l’inverarsi dei disegni di Dio, questo momento abbia aggiunto ancora gioia e gloria, se fosse possibile, alla gioia e gloria incommensurabile che tu vivi nella contemplazione dello splendore della santità del volto di Dio. Quella santità che tu hai tenacemente perseguito con fedele costanza nella tua esistenza terrena e che la Chiesa oggi ha riconosciuto pubblicamente.

Cosa hai provato, Padre, nel sentire la voce flebile, ma fattasi improvvisamente forte e decisa di Giovanni Paolo II, gridare davanti a tanta folla e alla Chiesa intera: rogate!


Se già avvertivi un gaudio interiore per le prime manifestazioni di attenzione alla preghiera rogazionista da parte dei pontefici del tuo tempo, quale gioia non ti avrà provocato sentire il rogate proclamato da così alta cattedra! Tu ci avevi insegnato che la divina esortazione [il Rogate] ... fu data alla Chiesa... É la Chiesa che deve ufficialmente pregare per questo scopo. Da tempo, grazie a Dio, questo avviene in ogni parte del mondo. Oggi tutti riconoscono che molto del risveglio della preghiera per le vocazioni si deve a te, alla tua santa fissazione.

Non so, poi, se hai colto nelle parole del Papa, quel simpatico cambio di accento (nella lingua italiana) per cui il riferimento a te che ci hai lasciato il Rogate come missione si è tradotto in un mandato del Santo Padre per noi. Difatti Giovanni Paolo II invece di dire lasciò - disse -… ai rogazionisti e alle Figlie del Divino Zelo il compito di adoperarsi con tutte le forze perché la preghiera per le vocazioni fosse ‘incessante e universale’. Quasi fosse lui, il Papa stesso e, pertanto, la Chiesa a riaffidarci solennemente il Rogate nel giorno della tua canonizzazione. È stato un momento assai bello che molti di noi hanno colto come una grazia.

E come interpretare il fatto che sia la tua beatificazione che la canonizzazione sono state corredate da due miracoli avvenuti entrambi in paesi lontani dalla tua terra, entrambi a minori, entrambi a bambine in pericolo di vita? Non è che ci volevi richiamare ad una maggiore attenzione ai piccoli, alle perle deterse, ai poveri, specie in quei paesi dove i quartieri Avignone non solo non sono spariti, ma continuano a crescere sia in estensione che in povertà e dove spesso la donna porta ancora il peso maggiore della miseria?



Io lodo con te il Signore e lo ringrazio di questi miracoli compiuti per tua intercessione. Fa’ che non ci dimentichiamo troppo presto dei tuoi potenti interventi; fa’ che ci educhino ad uno spirito di fede più profondo e a scorgere sempre più la bontà e grandezza di Dio negli avvenimenti che accadono sul nostro cammino.





La tua canonizzazione ha avuto una particolare risonanza nella tua città, Messina.


Chissà cosa hai provato o pensato dalla tua beatitudine eterna nel vederti quest’anno intronizzato nella gloria dorata al centro dell’abside nel tuo Tempio della Rogazione Evangelica. Immagino il tuo forte disagio, tu, Padre, abituato alle stamberghe dei poveri, al capezzale dei malati, al fango delle strade, alle grida giocose dei bambini nei cortili.

Avrai rivisto come in un flash back la precoce ispirazione del Rogate, l’incontro con Zancone, l’ingresso alle case Avignone, la penetrante azione di promozione umana e cristiana ivi esercitata, le suppliche ardenti fatte insieme ai poveri per i buoni operai, la prima cappellina, il 1° luglio 1886, la collaborazione delle persone buone e la derisione dei benpensanti, l’inizio faticoso delle comunità religiose e poi tutto l’evolversi della tua vita fatta di servizio generoso, instancabile ed umile fino alla morte.




Quale differenza! Dalla gloria dorata dove sei stato innalzato, avresti voluto certamente scendere in fretta e farci strada per incontrare ancora i tanti Zancone che spesso non trovano più chi spezzi loro il pane della vita, per inoltrarti nei tanti quartieri Avignone ancora in attesa di buoni operai, e anche per riprendere la semplicità della vita delle tue prime comunità che oggi fatichiamo a immaginare, travolti come siamo dalle frenesie consumistiche del nostro tempo.

All’interno di quel Tempio ci sono le tue spoglie mortali. Ci sei tu, Padre. Lì noi ritorniamo volentieri perché sentiamo il tuo spirito, il tuo zelo, la tua voce.
Il Tempio del Rogate di Messina custodisce te, apostolo e testimone del Rogate, che, leggendo quel passo evangelico fino allora come misteriosamente nascosto da un mano che lo copriva, lo hai incarnato nella tua vita, cantato nei tuoi scritti e poemi, tramandato con i tuoi insegnamenti ed esempi.



Occupi ora uno spazio che, anche simbolicamente, rappresenta le fondamenta, il cuore dell’antico quartiere Avignone, per continuare ad essere il fondamento ed il cuore della Rogazione Evangelica, perché il Rogate continui ad essere la ragione di quel tempio che è la nostra casa, le cui pietre rappresentano tutti noi, per ripeterci che con e come te, dobbiamo essere pietre vive che interpretano nell’oggi il mistero della compassione e condiscendenza di Cristo da cui sgorga il comando del Rogate.





E’ stato emozionante vedere la chiesa di Dio che è in Messina celebrare, nella cattedrale di cui eri canonico e che amavi, la gioia della tua canonizzazione. Quella chiesa che tu avevi servito con tutto il tuo amore e zelo apostolico, quella città che avevi contributo a riedificare moralmente e fisicamente, quel popolo che avevi amato, ora si stringe attorno a te per invocarti con affetto e ammirazione come già l’arcivescovo, Mons. Paino, ti aveva invocato profeticamente durante i tuoi funerali chiamandoti santo, santo….! In quell’occasione egli aveva concluso il suo discorso dicendoti: Tu di là prega. Noi di qui grideremo forte: gloria, gloria, gloria; e tu ci risponderai: carità, carità, carità. Che la tua risposta, Padre, risuoni di nuovo nel cuore dei tuoi figli e figlie. Con te vogliamo prendere di nuovo il largo con una nuova fantasia di carità per essere testimoni credibili agli inizi di questo terzo millennio.

Padre Annibale, vorrei che tu sentissi come il mio, il nostro cammino di Rogazionisti ha continuamente, e oggi più che mai, bisogno di confrontarsi con te, di incontrarti, di ascoltarti.



Il riconoscimento solenne della tua santità, non può restare per me e per noi tutti solo un evento da celebrare, un dono di cui rendere grazie, una gloria straordinaria per la Congregazione, un’occasione favorevole per farti conoscere. Il tuo cammino di santità, singolare e sublime, perché costruito sulle orme del Cristo del Rogate, mi interpella e mi provoca. Egli è stato il centro unificatore della tua vita, della tua spiritualità e missione, dunque il centro ispiratore e unificatore del tuo cammino di santità.

Giovanni Paolo II, in occasione del centenario della Congregazione, il 1997, disse che tu hai scoperto nel Rogate “lo strumento donato da Dio stesso per suscitare quella santità ‘nuova e divina’ di cui lo Spirito vuole arricchire i cristiani all’alba del terzo millennio per fare di Cristo il Cuore del mondo”. Questa tua originale ispirazione carismatica, ben al di là delle nostre cavillose discussioni, è un disegno grandioso, una chiamata meravigliosa ad un servizio essenziale nella Chiesa e nel mondo di oggi.



Tu attendi da me, da noi, questa misura alta della santità, quella stessa santità nuova e divina di cui sei stato iniziatore e maestro. Fa’ in modo che la tua canonizzazione sia l’occasione propizia per riappropriarci della nostra vocazione originaria, per essere anche noi come te, oggi, riverbero della luce e della Parola di Cristo. Fa’ che camminiamo sulle tue orme, nella piena accoglienza del tuo carisma apostolico, della tua spiritualità e missione per essere come te, «sale della terra» e «luce del mondo».



Prendimi, prendici per mano, Padre, facci vedere quanto sia stata importante la Parola di Dio nella tua vita, quanto tempo hai speso nello studiarla, capirla, amarla, per essere capace di sminuzzarla poi ai tuoi bambini e ai poveri, ai tuoi figli spirituali, a tutti…



Insegnaci la bellezza della contemplazione del mistero di Cristo nell’Eucaristia, centro amoroso, fecondo, doveroso e continuo della tua vita, del Cristo del Rogate che tu hai incontrato nel prossimo.

Forma in noi un cuore innamorato della Vergine Maria, la Bambinella, l’Immacolata, la Madre e Regina della Rogazione Evangelica!



In te il Rogate è stato un fuoco divorante che non ti concedeva sosta e riposo. Di fronte agli orizzonti senza confini della messe matura, giorno e notte supplicavi e gemevi davanti a Dio per gli apostoli santi e donavi la tua vita fino alla fine.



Sognai, sognai, nell’estasi amorosa, campi fecondi, intrepidi operai… hai cantato un giorno. Fa’ in modo che questo sogno diventi in noi realtà!

Lassù vicino a te, si vanno raccogliendo negli anni i tuoi primi discepoli e le tue prime discepole, che trascinati dalla tua appassionata parola e dal tuo mirabile esempio, hanno lasciato tutto per seguire Cristo dietro di te. Alcuni di essi sono state le pietre di fabbrica della tua Opera, i primi interpreti fedeli del cammino di santità da te avviato.

L’auspicabile riconoscimento ecclesiale della loro eroica esperienza di vita cristiana e rogazionista, per altro felicemente concretizzato per Madre Nazarena Majone e proposto per altri confratelli, sarà attestazione concreta che tu sei stato e sei maestro autentico di vita santa.





Padre carissimo, in questi mesi sto percorrendo nel mondo i luoghi dove la Congregazione si è diffusa negli oltre cento anni della sua storia. Con vera consolazione, ti ritrovo presente nelle diverse comunità rogazioniste: ti vedo nell’impegno di animazione dei superiori, nell’entusiasmo impaziente dei giovani, nella quotidiana fatica apostolica dei confratelli, nella serena sofferenza dei malati, ma anche nella sommessa stanchezza che talvolta ci sorprende.



Spesso tu manifesti, attraverso i tuoi figli che provengono ormai da vari paesi e culture, aspetti nuovi, dimensioni inaspettate, risposte spirituali e sociali al passo con i tempi.

Ti vedo vivo e vitale in quanti ti chiamano Padre e dietro di te spendono la loro vita per il Vangelo del Rogate. I tuoi lineamenti in loro, pur nella varietà delle origini e dei colori della pelle, si ritrovano immancabilmente giovani e vigorosi. La tua canonizzazione ha infuso in ciascuno gioia ed entusiasmo.
Fa’, o Padre, che la grazia ricevuta trovi terreno buono in tutti perché produca genuini frutti di santità.



Indubbiamente, accanto all’entusiasmo e alla vitalità, tu lo sai, sto incontrando anche problemi e difficoltà di confratelli e comunità. Sono problematiche, per altro, delle quali abbiamo parlato e discusso nei recenti Capitoli generali e provinciali.
Tu vedi come, nonostante sforzi, indicazioni, proposte che ci sono pervenuti da varie parti in questi ultimi tempi, non è sempre facile recuperare la passione talora assopita, superare la stanchezza a volte accumulata, affrontare i limiti che l’età e le situazioni comportano, riprendere il proprio entusiasmo vocazionale, vivere con slancio in comunità spesso piccole e sovraccariche di lavoro.



Padre, a volte penso che abbiamo bisogno tutti di un effettivo ritorno ad Avignone, per rivivere con te il clima degli inizi, dove, pur tra gli stenti, le difficoltà, l’esiguità delle braccia, il tanto da fare, si aveva chiara la coscienza della grandezza e bellezza della missione del Rogate che la tua presenza ascetica, energica e infaticabile trasmetteva e che Gesù Eucaristia rinvigoriva ogni giorno nel cuore di tutti.


Aiutaci a ricreare quel clima di vita semplice, vicino ai poveri, fiducioso nella provvidenza, e profondamente spirituale che ha caratterizzato le nostre comunità delle origini.
Da Avignone ripartiremo con te nuovamente motivati e rinvigoriti.





Nell’ultimo Capitolo generale ci hai chiamato a diventare apostoli del Rogate rinnovando il nostro slancio per la missione rogazionista. Sono tanti i richiami che ci hai rivolto: dal dinamismo della vita spirituale per essere uomini di preghiera e le comunità case e scuole di preghiera, all’esercizio quotidiano del ministero condiviso con i confratelli come luogo della nostra santificazione; da una rinnovata passione per il mondo dei piccoli e dei bisognosi ad una nuova e qualificata attenzione alla pastorale vocazionale e giovanile; dalla condivisione apostolica del carisma con i laici, ad un rinnovato impegno nel mondo della cultura e delle comunicazioni.



Risveglia, o Padre, in noi una effettiva coscienza missionaria, la voglia di uscire dalle nostre sicurezze per avventurarci come te, audace missionario di Avignone, nella diffusione della preghiera rogazionista, nel servizio dei piccoli e dei poveri, degli ultimi e degli abbandonati di questo mondo, non solo nelle periferie delle nostre metropoli ma anche in quelle terre dove la povertà diventa sempre più disumana miseria.

Guardando a te ed alla tua vita, vedo che è proprio nella passione profonda per la messe del Signore e nello stesso tempo per il Signore della messe che tu hai trovato il senso più vero della tua esperienza umana, della tua santità, della tua vita.


Con la tua canonizzazione la Chiesa rilancia tutti e ciascuno di noi, Rogazionisti e Famiglia del Rogate, per le strade del mondo ad affrontare la sfida della nuova evangelizzazione.


È l’era e l’ora del Rogate!


È tempo di generosità, di profonda preghiera e di grandi sacrifici, di orizzonti nuovi, di scelte profetiche e di nuove frontiere. In questo cammino non siamo soli. Tu ci precedi. Tu vuoi che noi facciamo come te.


Come è bello sentirsi rogazionisti con te!





Quest’anno a te dedicato si chiude nel clima gioioso del Natale, una festa alla quale sei stato particolarmente legato e che ci hai insegnato a vivere in maniera semplice e concreta.
Il Natale è festa di inizi, è promessa di futuro, è annunzio di felici adempimenti. È Gesù che viene.


Apri tu con la forza di cui sei stato arricchito da Dio, il mio, il nostro cuore alla venuta del Signore della messe. Egli allarghi gli orizzonti della nostra mente, per guardare con attenzione compassionevole gli uomini e le donne di oggi e saper cogliere i loro reali bisogni. Mantenga vivo in noi il fervore della vita religiosa rogazionista. Riaccenda l’entusiasmo dei primordi della nostra vocazione cristiana e religiosa per essere i veri apostoli del Rogate per il terzo millennio.



Ti chiedo Padre Annibale, finalmente, di benedire ancora una volta tutti noi, le nostre comunità, i laici che condividono il nostro carisma, i collaboratori e benefattori, i bambini, i ragazzi e i giovani che educhiamo, i poveri che serviamo, l’impegno e le opere di tutti.


La tua benedizione tocchi i nostri cuori e ci faccia camminare sulle tue orme.




Caro Padre, spero di non averti stancato. Permetti, infine, che il mio parlare diventi preghiera:


Amatissimo sant’Annibale, nostro padre nel Rogate,

modello di preghiera, di comunione,

e di vita interiore e apostolica,

Tu che fosti autentico anticipatore

e maestro zelante della pastorale vocazionale

guarda con bontà il cammino

della nostra comunità, delle nostre congregazioni

e di tutta la famiglia del Rogate

che è nata dal tuo zelo profetico.




Maestro nello Spirito,

guidaci alla santa montagna che è Cristo,

per ascoltare ogni giorno la sua parola,

per divenire testimoni del suo mistero pasquale

di amore e di salvezza per tutti.





Santo del sì generoso e continuo,

Santo della carità e della compassione

verso gli orfani, i piccoli e i poveri del mondo,

tu che, seguendo il Cristo del Rogate

mai ti sei chiuso alle necessità e ai bisogni dei fratelli,

fa’ che anche noi ci impegniamo lealmente

al servizio dei poveri e dei sofferenti del nostro tempo.





Tu hai trasmesso a noi il Rogate

come strumento donato da Dio

per suscitare quella santità ‘nuova e divina’

di cui lo Spirito vuole arricchire i cristiani

all’alba di questo millennio

per fare di Cristo il Cuore del mondo,

rendici ardenti e generosi nell’adempiere a questa missione.

Apri il nostro cuore ai grandi orizzonti

dei bisogni della Chiesa e del mondo

perché possiamo offrire un servizio qualificato

alla messe delle anime in attesa di amore e di salvezza.

Tu che nutristi un amore infinitamente tenero

per la Vergine Maria, l’Immacolata,

colei che ha custodito nel suo cuore il divino Rogate,

intercedi perché anche noi, sul suo esempio,

possiamo cantare il Magnificat

per le grandi opere del Rogate

che il Signore compie ancora tra noi

e divenire sempre più docili e disponibili

nel dire il nostro sì quotidiano al Padrone della messe.

Sant’Annibale, insieme con la nostra preghiera,

presenta tu al Signore il nostro grazie e la nostra lode

nei secoli dei secoli. Amen

Con affetto e venerazione filiale,

P. Giorgio Nalin

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