Conferenza dei Superiori Maggiori: messaggio conclusivo

Caritas Christi urget nos! (2 Cor 5,14) La nota affermazione di S. Paolo, il grande apostolo delle genti, nel contesto dell’anno a lui dedicato, è risultata di particolare attualità e stimolo alla preghiera, alla riflessione ed alla condivisione, durante l’annuale Conferenza dei Superiori Maggiori e loro Consigli che abbiamo vissuto a Yaoundè, la capitale del Cameroun, un paese benedetto da Dio con il suo popolo,  la natura e la ricchezza della terra.  La scelta dell’Africa, conclusione di una conoscenza globale delle aree geografiche nelle quali vive ed opera la nostra Congregazione, si coniuga con il tema della Missio ad gentes, una sfida per la vita religiosa rogazionista, motivo dominante del corrente anno, si pone in stretta consonanza con la recente celebrazione del primo Mission Summit Rogazionista e si collega idealmente al cammino della Chiesa in questo continente al quale, proprio qui a Yaoundè, il mese scorso, Benedetto XVI ha consegnato l’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo dei vescovi per l’Africa, «La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione della giustizia e della pace». La missio ad gentes è una attività primordiale della Chiesa, una attività essenziale e mai terminata che scaturisce dalla sua stessa natura.La Conferenza si è rivelata ancora una volta un qualificato momento di formazione permanente, una modalità efficiente per condividere il dono del carisma del Rogate che ci rende naturalmente missionari, e valutare l’attualità e la necessità del servizio della missio ad gentes che a partire dal 1950 e dal Brasile, caratterizza propriamente la dimensione missionaria della nostra Congregazione, oggi presente in continenti diversi.  Fu il terremoto di Messina, cento anni fa, a spingere sant’Annibale oltre i confini della Sicilia e ad impiantare le sue opere ad Oria. Da qui partì uno sviluppo più visibile e strutturale delle Congregazioni con la moltiplicazione delle Case, l’incremento del personale religioso, l’affermazione ulteriore del carisma del Rogate, lo sviluppo della dimensione caritativa. Fu l’ansia del Rogate che mira alla gloria di Dio ed alla salvezza delle anime, a far intraprendere, a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso, l’adempimento del desiderio e della santa aspirazione dello stesso fondatore, le missioni tra le genti. La Congregazione diede avvio al suo progetto missionario, facendo leva sulla generosa disponibilità dei confratelli ed aprendo gli spazi d’interesse carismatico ai confini del mondo intero. Da allora questo processo non si è più fermato e grazie anche alla disponibilità talora eroica di tanti confratelli missionari, il Rogate ha assunto un volto più universale nella realizzazione del progetto rogazionista di preghiera per le vocazioni e carità soprattutto verso i piccoli, i deboli, i poveri. La Congregazione ha sposato i loro interessi, ne ha difeso i diritti, si è impegnata con la disponibilità del personale e delle risorse finanziarie, accompagnando i missionari ad inserirsi nei loro ambienti di vita, nella condivisione della loro esistenza, secondo il criterio dell’inculturazione e della evangelizzazione. In virtù del dono evangelico del carisma noi siamo i missionari del Rogate, dentro e fuori la nostra patria, operatori negli areopaghi della cultura, della pastorale ecclesiale, della comunicazione sociale, del servizio caritativo e qualificato ai piccoli ed i poveri, soprattutto nella professionalità religiosa che ci qualifica adoratori ed imploranti  della missione più alta e più bella di meritare e preparare le vocazioni per il Regno.  Questo ci rende in maniera più autentica discepoli-missionari di Cristo, missionari ed evangelizzatori del divino comando del Rogate, a servizio delle Chiese particolari nelle quali si svolge e sviluppa la nostra azione pastorale e carismatica.La fedeltà creativa al Rogate mentre ha permesso una più matura comprensione del carisma, ci ha spinto a varcare i confini della nostra terra, e sull’esempio del santo fondatore, ad andare incontro agli altri, considerando nostro fratello ogni uomo bisognoso di accoglienza, di pane, di amore.  Le azioni sono efficaci quando noi siamo quelli che dobbiamo essere. Sulla base di questo principio, nel corso dei primi 60 anni di impegno missionario, abbiamo sperimentato che la tenuta del nostro servizio deve essere sempre proporzionata alla tenuta spirituale, all’interiorità, tanto cara e raccomandata da sant’Annibale, alla fedeltà al carisma che richiede di essere donato, proprio perché l’esigenza e la necessità degli operai del vangelo per la salvezza delle anime, riguarda la Chiesa ed il mondo intero.Tutto ciò richiede un processo educativo ed un cambiamento di mentalità che fa passare ad un’apertura missionaria di risonanza evangelica, che fa uscire dal proprio ambiente e dalla propria nazione e guardare a tutte le genti che, secondo l’espressione di Gesù devono essere fatte discepole e battezzate. Per realizzare ciò ed essere efficaci in questa azione, occorre una conversione comunitaria e personale.Già alcune comunità nella loro composizione vivono l’esperienza della internazionalità e ciò si rivela arricchente perché determina un dinamismo vivace su tutti i fronti ed offre maggiori possibilità di realizzazione del progetto pastorale carismatico ad ogni livello.La strutturazione dell’Ufficio Missionario Centrale e tutte le sue iniziative, compresa la Giornata Missionaria Rogazionista e l’adozione a distanza, si è rivelata nel corso del tempo una maniera concreta ed attuale per tenere viva la sensibilità missionaria e diffonderla nei nostri ambienti.Si ritiene allora indispensabile inserire nell’iter formativo e nei relativi suoi programmi una adeguata formazione missionaria che è postulata dalla natura stessa della Chiesa, della fede cattolica, della consacrazione religiosa, del carisma del Rogate che, proprio perché parola evangelica, abbraccia i confini interi della Chiesa e del mondo.E’ necessario mantenere desta in tutti i Congregati l’ansia missionaria del Rogate dentro e fuori la propria patria, non come espressione di delega per alcuni o progetto personale di realizzazione, ma come impegno proprio derivante dal carisma e manifesto in  espressioni diverse, dalla preghiera, all’offerta dei propri sacrifici e della sofferenza, come anche all’offerta della propria disponibilità ad uscire dalla propria patria per lo sviluppo del Regno di Dio e l’affermazione dei valori evangelici e carismatici della Congregazione.E’ opportuno e fruttuoso il coinvolgimento del laicato rogazionista nelle sue molteplici espressioni, dalle parrocchie e santuari, ai collaboratori, ai benefattori, alle associazioni, non solo nella dimensione emotiva e caritativa, ma anche in quella formativa ed esperienziale e nella disponibilità concreta ad offrire qualche anno della vita per condividere lo sviluppo del carisma del Rogate nella missio ad gentes. L’attenzione per il problema missionario non può risolversi in una collaborazione saltuaria o con una colletta, ma necessita oltre queste forme già significative, di cambiamento di mentalità, disponibilità, apertura concreta al Vangelo.Infine l’essere missionari deve impegnarci ad andare oltre la carità, verso le realtà dure e difficili soprattutto in terra di missione, della giustizia, della riconciliazione, della pace. Questi valori insegnati e messi in pratica da sant’Annibale Maria nella sua missione nell’Avignone di Messina e d’Italia, con la difesa dei piccoli e dei poveri, l’avviamento al lavoro, l’offerta della minestra calda per sostentarsi, delle cose di Dio per crescere nella dignità di figli di Dio, la presa in carica degli orfani, il più caro ideale della sua vita, sono per noi parametri di vita e vangelo tradotto.  Avvertiamo un sentimento di ammirazione e viva gratitudine per tutti i missionari rogazionisti che hanno sposato e vissuto la missio ad gentes come missione propria del Rogate; per tutti coloro che hanno già compiuto la loro esistenza umana e godono il riposo dei giusti, in particolare P. Mario Labarbuta, P. Giuseppe Lagati, Fr. Antonino Adamo e Fr. Scifo, i primi missionari in Brasile, P. Diego Buscio missionario nelle Filippine e, proprio in questi giorni, P. Antonio Barbangelo intraprendente iniziatore di molteplici fronti missionari rogazionisti; per quanti sono tornati nella loro patria portando con gioia i loro covoni; per quanti hanno appena intrapreso il servizio missionario e per tutti coloro che con impegno, dedizione e sacrifici continuano da anni il loro servizio missionario alla causa del Regno e del Rogate.  La Vergine Santa Regina degli Apostoli, protettrice dei primi missionari Pallottini nel Cameroun, san Francesco Saverio e santa Teresina del Bambino Gesù, protettori delle missioni, continuino ad infonderci zelo ed entusiasmo perché l’aspirazione ed il santo desiderio del nostro fondatore sant’Annibale continuino a concretizzarsi col nostro apporto e con la nostra disponibilità. Yaoundè 26 maggio 2009.

 

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